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    • set 19thUna tenera spinta

      Ciao Gnometto,
      eccomi qui per raccontarti un’altra storia di bimbi.
      Uno si chiama Danyar, l’altro Luca.
      Danyar viene dal Kazakhistan, ha quattro anni ed è il figlio di due nostri amici, Vincenza e Andrea. Luca, arriverà, speriamo tra poco, dalla Cina. Dovrebbe avere due anni. Il nome italiano non è quello che gli è stato dato alla nascita, ma i nostri amici hanno chiesto la possibilità di aggiungerlo al suo perché, come spesso succede, i nomi cinesi per gli italiani sono particolarmente difficili.
      Questa bella famiglia è stata molto importante nella decisione di cominciare il percorso che ci porterà ad averti con noi.
      Come ti ho raccontato in “Ti spiego perché” la nostra volontà di adottare un bimbo nasce da lontano e per convinzioni radicate, profondamente.
      Tuttavia, una delle tante cose che non vanno in questo Paese è la burocrazia. Un’altra è rappresentato dalle persone che in certi uffici la fanno, o dovrebbero farla, funzionare.
      L’iter per adottare un bimbo passa per mille documenti, file chilometriche per richiederli, ritirarli, autenticarli e, alla fine – se tutto miracolosamente è andato bene – consegnarli. E non va mai bene. Perché c’è sempre qualche idiota che si sbaglia, qualcun altro che non ha voglia di fare il suo lavoro. Qualcuno che non capisce neppure il suo nome.
      Nel mezzo, insieme a tante visite e controlli medici di cui spesso ignori il senso, ci sono i colloqui. Incontri con persone che in sette, otto ore, devono darsi risposta e quesiti di indubbia semplicità come: chi sei, come sei cresciuto, se hai raggiunto un equilibrio psicofisico, se – insomma – se “idoneo” a diventare un genitore adottivo.
      Professionisti, per carità, ma persone che, ad un minuto dal primo colloquio non ti hanno mai visto e nulla sanno di te. Anche qui, se sei fortunato. In caso contrario può capitarti un o una ….. in grado solo di crearti problemi, “nell’interesse del minore”…

      La leggerezza del clima che si respira in tutto l’iter non te la racconto io, ma, se ti interessa, ti rimando ad un libro di un collega di straordinaria ironia, Leo Ortolani.
      Se vuoi leggerlo, chiedilo alla Baba. Lo conserva lei.

      Tutto questo solo per dirti che, sapendo il fastidio che ci avrebbero procurato le lungaggini burocratiche e, soprattutto, le indebite intrusioni nella nostra privacy, avevo più di una preoccupazione. Il ragionamento, per quanto ti sembri paradossale, se non folle, era questo: “io voglio un pupino in adozione. Se questi mi frantumano i nervi e va a buon fine, lo accetto. Il gioco vale ampiamente la candela (un modo di dire che ti spiegherò), ma se dopo tutto questo non ci ritengono idonei? Che faccio? Li picchio tutti a sangue? E, poi, sinceramente, riuscirei a sopportare la batosta?”
      A questo pensavo. E forse era solo mancanza di coraggio. Ma le motivazioni erano forti. Lo sapevo. Mi ci voleva una spinta. E, in questo senso, aver conosciuto Danyar è stata la scossa giusta.
      Dopo aver visto quanto erano felici lui, Vincenza e Andrea è scattato qualcosa. Qualcosa che ha spazzato via ogni paura, ogni minimo dubbio.
      Mi sono venuti in mente mille scenari bellissimi, sogni da realizzare, migliaia di cose che vorrei fare per te e con te. E con la Baba, naturalmente.
      La mia mente, che come imparerai, è sempre pronta a viaggiare e a inventare storie, ne ha create di fantastiche: il protagonista eri sempre e solo tu.
      Ma quando arrivi?!?!?!?
      Ciao Gnomo!


      This entry was posted in La famiglia and tagged Adozione, Bimbo, spinta by Paolo Avesani and comments are closed.
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